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mercoledì 4 Dicembre 2024

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    Alla ricerca del vetro di origine cosmica nell’Outback australiano

    L’evoluzione dei pianeti è un argomento di estremo fascino per i ricercatori impegnati a risolvere i misteri dell’universo e le incredibili interazioni tra la Terra e il Cielo. E il vetro può contribuire a disvelare simili enigmi, o almeno questo è il pensiero diffuso tra gli scienziati occupati nello studio dei campioni raccolti nel cuore dell’Outback australiano, più precisamente nel sito del cratere Henbury.

    Vetro meteoritico?

    Si tratta di un vetro naturale che si è formato in condizioni estreme: grazie alla collisione ad alta velocità dei meteoriti con il suolo terrestre. È proprio intorno a un sito di impatto risalente a circa 5.000 anni fa che i ricercatori hanno ritrovato campioni di vetro, molto simile a quello vulcanico, prodotti attraverso il calore generato dall’impatto. 

    Per conoscere la composizione di questo materiale, gli scienziati hanno riscaldato il vetro fino a farlo diventare plasma, per poi studiarlo attraverso uno spettrometro di massa. Il risultato? Tali campioni contengono fino al 10% di materiale meteoritico, una percentuale enorme se si considera che nelle rocce fuse di Chicxulub, il gigantesco asteroide che colpì il Messico e che si ritiene abbia portato all’estinzione dei dinosauri, se ne registra una quantità inferiore allo 0,1%.

    I vetri del cratere Henbury contengono sostanze estremamente rare nelle rocce della superficie terrestre, si sono riscontrati infatti livelli elevati di ferro, nichel, cobalto, cromio, iridio e altri elementi del gruppo del platino, i quali tradiscono un’origine cosmica. 

    Le prospettive di ricerca

    Questi ritrovamenti aprono nuove prospettive rispetto alla comprensione dei materiali extraterrestri. E sovvertono gli orizzonti. Vale infatti la pena osservare la terra per scoprire qualcosa del cielo. In definitiva, sembra questa la lezione che emerge dagli aridi e sorprendenti terreni dell’Outback australiano che, con il loro vetro naturale, offrono un archivio di informazioni ancora parzialmente inesplorato. 

    Fonte: sciencealert.com, tech.everyeye.it

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